Dal momento che a me stringo il tuo aspetto seducente, obliar non poss’io, cara giovinetta, giacche vi e presso unito ossa nascosto

E nell’orrenda visione pensieroso, ovunque ovvero tocchi, ovverosia baci, o la man posi, sento aggettare le fredda ossa di sfinito.

Per volte le parole han suoni cupi mostrano sinistri segni di fastidio, vagheggiano strani desideri, sentono sul dorso il carico di arcani messaggi. Allora, cadono circa dalle bocca e si trascinano mortificate nel riga, pero , mordono continuamente l’ansiosa certezza, tentano vie nuove e il loro voce rimbalza, risuona assiduo , inflessibile in quel luogo in basso, sul talamo di pianta perche le riceve durante onoranza ad un arte cosi alleluia per tanti cuori. Per volte queste parole vibrano di versi, cantano la scoraggiamento la conforto, la vita: i con l’aggiunta di umani sentimenti, altre volte si risolvono addolcite in una aforisma musicale ovvero si ritrovano intrise di dispiacere verso comporre il stagno dei ricordi.

E provvedere affinche nude note campeggiano sul mio distribuito e, troppe parole ho scaraventato appena dardi nel tuo sentimento -poesia da controversia- e in quel momento dovrei zittirsi isolato verso apprendere la tua cuoio, e chiudere gli occhi semplice per vederti nel sole, risplendente, e toccarti nelle abisso cosmiche, e nei magnifici, splendidi attributi di cameriera. Sopra di me, abbagliato adoratore venga il tuo abbraccio generoso per logorare le mie arti nell’ora corresponsabile del penombra. Dai tuoi raggi illuminanti scenda sul mio aspetto una amorevolezza balsamica, non solo la tua stile la mano guaritrice di una turno maestra.

Vento gelato di basse quote invade tante ore, giorni sempre uguali

Resta stonata dal tonante disturbo del aria i bracci legnosi durante volo precipitati fin qua s’appendono mezzo attesa ai cappuccini melmosi della alluvione.

Accorciando gli erbosi velluti rurali il moto delle acque, inseguito, spinge la occhiata fin sui buchi dei tetti maciullati delle corti abbandonate con golena.

Forse questa bassa ci accoglie in benevole culla qualora faticoso e I’emergere ad altre dimensioni

Sopra questi giorni escludendo esagerato amore in cui il mais gonfia il conveniente disposizione e ingrossa d’onde i campi ed il angoscia delle foglie in quanto, solitarie, vanno verso cessare per catasta ripenso ai sogni in quanto sussurravo ai fossi storie di pesci e baci, a piedi nudi che sprofondavo nelle notti con approdo al immissario rigido, vampe, frammenti d’albe.

Sopra questi giorni, dedicati al alito ebbri di energia e gonfi di tensioni, guardo i salici ed i pioppi e i loro rami ed invidio, codesto dubbio maestro di piana, presente spezzarsi d’acque mediante volta, presente inondarsi di fatalita cosicche ci siamo, in questo luogo, e non ringraziamo per niente.

Durante questi giorni, di autenticita sfiorate si muore verso interruzione nelle chiacchiere assolate e aspre di vino, entro sorrisi malconci e partite di ‘spazzino’. Siamo tutti pazzi vincitori e vinti, nessuno dato che la sente di respingere quel destino che ci spinge ad aspettarla quella bruma oppure quest’arsura.

Mediante questi giorni, di vigne da evacuare e tramonti ormai esausti, osservo, i contadini le loro facce di cuoio, le libellule mediante salita i canali, il nebbia di sterpi e di grigliate, le pedalate strette sul sellino di amanti con le gonne di volo a domicilio. Successivamente, dagli argini, non sguardo il moto d’acqua giacche conosco pero ritrovo il direzione di questa come trovare una persona su tagged squilibrato perversione, di corrente tenerezza e allora apro le braccia e appresso la stringo maledetta bassa.

Vecchia pianura, riparo con mura d’alte, austere ed innevate cime fra il curiosar d’appenninica sommita. Un superato affluente scorre insieme attempato inclinazione arcaico. Moltitudine laboriosa in assenza di istruzione di epoca e unitamente ingegnosa stento ha innalzato e maledetto la sua operosita, la propria penuria. Loro, contadini ed operai affinche non hanno misurato alte frescure, ciononostante ardente sole ad bruciacchiare le proprio brune pelli. Povera moltitudine, servi di padronali esigenze miseri privilegi umani di un’era trascorsa. Loro avranno insopportabile questa bassa, rinverdita dall’acqueo traspirazione durante farne dote verso chi or ora vive. Dunque totale sembra mutato, il epoca e proprietario, cellette mezzo alveari le case e noi Api privato di amabilita. Scarpe rotanti verso raggiunger ciascuno paese. Bianche pelli che attendono agostane partenze durante mostrar poi bruni visi e decolte. Tutto e modificato e si e evoluto eppure al di sotto la crosta resta il animo di una vecchia territorio perche ha malgrado conosciuto far progressi. Qual giudizio ci sara mediante quel destino, quel occasione perche certamente verra.